500 lire argento: valore attuale in euro

Nate forse per imitare, nel nostro Paese, la leggendaria ‘Sovrana’ inglese, cioè la Sterlina d’oro, le 500 lire d’argento coniate dal 1958 al 1967 (e fino al e001 per i soli collezionisti) sono diventate un oggetto di culto per appassionati e semplici intenditori di numismatica.
La moneta nazionale da 500 lire è stata prodotta dal 1957-58 fino all’adozione dell’Euro, conoscendo in questo conio assai particolare un ideale ‘spartiacque’ nel 1982 quando venne abbandonato l’argento e vennero introdotti bronzo e acciaio creando oggetti che circolano ancora oggi, dimenticati qua e là e confusi con le monete da 2 euro (che ne rappresenta, a oggi, grossomodo anche il valore a fini di collezionismo).
Quello che ci interessa è invece il conio d’argento (o Silver Coin), che arrivava nel 1957 dopo una pausa di vent’anni rispetto all’ultima coniazione preziosa, la 5 lire ‘Fecondità’ del 1937. Nei primi nove anni di emissione della versione d’argento, furono coniati ben 97 milioni di pezzi della 50 lire, cosa che la rende una moneta assai più comune di quanto non si creda normalmente.

LE 500 LIRE D’ARGENTO

La 500 lire d’argento, che viene infatti considerata più rara e preziosa di quanto non sia veramente, trova nel metallo di conio il suo punto di forza per alimentare l’immaginario collettivo circa il suo valore.
Essa è comune in ambito numismatico, a eccezione delle tirature che presentano qualche motivi di rarità: si parte ad esempio dalla tiratura ‘a vele invertite’, cioè quella del 1957 (una delle monete più rare in assoluto nella storia della repubblica) e che vale, qualora riportasse la dicitura ‘prova’, dai 3mila ai 12mila euro; di questa moneta vennero prodotti solo 1004 esemplari, donati ai parlamentari dell’epoca, mai messi realmente in circolazione. E si passa alle rare 500 lire ‘Unità d’Italia’ e ‘Dante’, oltre a quelle degli anni 1983-1988 e 1995-1997 che toccano un centinaio di euro di valore attuale.

LE 500 LIRE ‘UNITA’ D’ITALIA’

Le ‘Unità d’Italia’ furono emesse nel triennio 1961-64 usando sempre il medesimo conio iniziale, e furono prodotte in 27 milioni di esemplari lasciando sempre il millesimo fermo al 1961. Coniate per celebrare il Centenario dell’Unità del Paese, oggi quotano 6-7 euro per gli esemplari più comuni fino ai fior di conio che toccano i 20 euro. La moneta presenta il richiamo celebrativo “1861-1961” e raffigura da un lato una quadriga, e dall’altro una dama con un elmo in mano assisa su un capitello. La moneta presenta a rilievo la legenda “1° CENTENARIO VNITA’ D’ITALIA – 1861-1961”.

LE 500 LIRE ‘DANTE ALIGHIERI’

Nel 1965 venne coniata la 500 lire ‘Dante’ create per celebrare il settimo centenario della nascita del sommo poeta fiorentino . Anche questo conio è comune (5 mln di esemplari) e presenta le stesse caratteristiche delle ‘Caravelle’ arrivando a quotare non più di 10 euro (ad eccezione della versione ‘prova’ che arriva a 4mila euro).
La moneta raffigura il Poeta di profilo da un lato e dall’altro rappresenta fiamme, nubi e stelle-raggi a indicare la chiara allegoria della Divina Commedia. In basso sono presenti le firma del modellista Verginelli e dell’incisore Monassi, presentando a rilievo la scritta ‘7° CENTENARIO DELLA NASCITA DI DANTE’. A differenza dell”Unità’, l’emissione ‘Dante’ circolò in modo parallelo alle ‘Caravelle’.

LE 500 LIRE ‘CARAVELLE’

Tornando alle ‘Caravelle’ ed escludendo quelle rare a ‘vele invertite’ (denominazione rifiutata recisamente dai numismatici più attenti visto che si trattò di una semplice variante di conio che indicava una navigazione ‘a bolina’), dal 1967 furono prodotte solo per collezionisti – a evitarne la tesaurizzazione privata, cioè un accumulo superiore alle necessità di uso quotidiano, che ne limitava circolazione e investimento. Quelle ‘ordinarie’, cioè quelle coniate dal 1958 al 1967, hanno oggi un valore commerciale diversificato dal fior di conio (15-40€) a quelle in generico stato di buona conservazione, offerte passando da 20 a 5 euro, in base allo stato di conservazione e usura.

La moneta raffigura la dritto una figura femminile con foggia e abito rinascimentale, contornata da 19 stemmi dei 19 capoluoghi di regione dell’epoca, l’autore ‘Giampaoli’, al rovescio le caravelle in navigazione con la prua a destra e la scritta ‘Veroi’ all’esergo. La faccia delle caravelle contiene la scritta ‘REPVBBLICA ITALIANA’, il segno della Zecca stessa (‘R’), il millesimo di coniazione con due gruppi di stellette piene a destra e a sinistra della data. La simbologia indica la fiducia nel lavoro e nella ripresa economica italiana e l’oggetto dava una bella soddisfazione visiva e tattile al possessore. Pietro Giampaoli voleva raffigurare una rosa, ma fu preferita la simbologia di Guido Veroi il quale intendeva, con le caravelle in navigazione, raffigurare la rinascita dell’Italia del boom (nel 1960 il nostro Paese aveva ricevuto infatti il prestigioso oscar monetario da parte del Financial Times).
Giova infine ricordare che le caravelle non furono prodotte nel biennio 1962-63m, quando l’emissione ‘Unità d’Italia’ a millesimo ‘1961’ fu l’unica emessa.
Sempre a tiratura più ridotta rispetto ad altre annate, il conio 1961 (che quota 6-7 euro) è considerata meno rara di quelle del biennio 1959-60 e del 1968, che quotano almeno 8 euro.

ESISTONO 500 LIRE D’ORO? E QUELLE FALSE?

A differenza della Sovereign inglese e di altri esempi internazionali, l’Italia repubblicana non ha mai coniato monete d’oro. Tuttavia, in accordo con la Zecca, alcune aziende private produssero limitati quantitativi di 500 lire in oro che non ebbero mai circolazione visto che non erano emessi dallo Stato, e che perciò non possono essere considerate monete (ma piuttosto dei medaglioni, sia pur di valore).
la presenza del valore facciale e gli accordi col Poligrafico dello Stato non rendono infatti queste tirature ‘monete’, e perciò la risposta è ‘no, non esistono 500 lire d’oro‘.
Va ricordato che la Zecca, da quando iniziò le emissioni solo per le confezioni dei collezionisti, chiese sempre un valore più alto del semplice valore facciale, arrivando a cessare le emissioni nel 2001, anno di scomparsa della lira italiana. Già dal 1966 infatti, per combattere il problema del rialzo del prezzo dell’argento ed evitare l’accennata tesaurizzazione, lo Stato sostituì la moneta con la notissima banconota da 500 lire di tipo ‘Aretusa’.
In ogni caso la produzione d’ergento della Zecca aveva un diametro di 29 mm, assi ‘alla francese’, spessore di un paio di millimetri, pesava 11 grammi e aveva un titolo di 835/1000, cosa che portava l’argento a soli 9 grammi: l’unico valore che rimanga quando la moneta presenti uno stato di conservazione pessimo.
Della moneta sono poi esistiti dei falsi d’epoca prodotti in piombo-stagno, oggi chiaramente riconoscibili e assenti di valore alcuno. vennero prodotti per truffare la circolazione più che i numismatici – i quali sono notoriamente attenti all’oggetto di acquisto e della propria venerazione.

PER SINTETIZZARE

In estrema sintesi possiamo ricordare che, vista l’altissima quantità di emissioni, le 500 lire d’argento sono oggetti meno rari e preziosi di quanto non si creda, ad eccezione dei coni che contengano la dicitura ‘PROVA’, nel qual caso ci troviamo di fronte a una rarità. Gli esemplari si trovano ormai anche su siti online e tramite siti specializzati, anche se il consiglio è sempre quello di seguire canali sicuri finalizzati alla comopravindita e alla certificazione di monete e francobolli (quali quelli filatelici e numismatici più famosi).
Anche la questione delle vele in gran lasco (definitiva) o di bolina (il migliaio di pezzi subito tolti dalla circolazione per le polemiche nate dal presunto ‘errore’) spinge alle stelle il valore delle vostre 500 lire ‘Caravelle’. E se ormai sappiamo che non esistono le 500 lire d’oro, chi si trovasse tra le mani una rara moneta in fior di conio proprio di quest’ultimo esemplare potrebbe vantare un tesoretto di tutto rispetto.